LA MIA AMICA

01.07.2014 18:11

PREMESSA

 

La fine di giugno 2010 ho visto di sfuggita un manifesto mortuario, avvicinandomi mi sono accorta che era proprio lei morta a nemmeno 51 anni...da rimanere sgomenti!  L'avevo sentita al telefono un po' di tempo prima e non mi aveva detto di stare male....Ho subito telefonato ad una nostra amica comune (che è una dottoressa) la quale ha detto che aveva avuto un 'aneurisma e non c'era stato nulla da fare anche con un intervento urgente.  Era morta quindi per un problema fisico, ma generato da cosa.. La sua vita non era mai stata così facile e serena, ti assale il dubbio, ti chiedi se potevi fare altro, di più, e infine se lei sapeva di stare male….!

LA MIA AMICA

 

Se c’è un’immagine che rappresenta bene la mia amica è una tazza di caffè bollente, sorseggiata verso le 11 di mattina, dopo aver fatto le pulizie di  casa  ed una sigaretta  fumata con calma perché a quell’ora non c’era il marito. 

Dopo il matrimonio   mio marito  ed io cercavamo casa e quella che il marito fittava per noi andava benissimo..fu così che  per ben sette anni  entrai nella vita di B, di suo marito e dei figli  e loro nella mia ed in quella di mio marito. Famiglia classica, lui con   un lavoro in un ente pubblico,  i 2 figli  tra le medie e le superiori, lei  faceva la casalinga e si occupava dei rapporti con gli inquilini degli appartamenti in fitto.   Aveva allora circa 40 anni ed era una bella donna, alta, con un fisico slanciato, ed un bel portamento. Due dettagli spiccavano: i denti perfetti e  bianchissimi e le mani grandi con le dita affusolate, (avrebbe potuto fare la pianista…) e le unghie curatissime anche se passava le sue giornate a lavare, stirare, ecc. Non aveva avuto una vita facile, fin dall’adolescenza. Mi raccontava che da bambina abitava in un quartiere molto malandato della città, con la madre, il padre e due sorelle, poi si spostò in una nuova casa, era adolescente ma non usciva quasi mai perché i genitori erano molto duri con lei, prima figlia “destinata” ad aiutare a casa, seguire le sorelle, ad avere poca libertà…! I genitori l’avevano mandata da una sarta per imparare a cucire, saperlo fare era molto utile in una famiglia e poi avrebbe potuto guadagnare qualcosa anche a casa facendo orli ai pantaloni, stringendo vestiti e gonne…! Aveva imparato molto bene a cucire, avrebbe avuto anche una certa clientela tra vicini di casa e conoscenti, ci aveva anche provato, ma il marito prendeva per sé anche le poche lire che guadagnava …! Delusa e arrabbiata aveva smesso e lo faceva solo per amicizia…! Nei primi anni 70 conobbe quello che sarebbe diventato suo marito, un ragazzo che studiava da geometra mentre lei frequentava una scuola superiore che non finì, per sposarsi. S' innamorò con lo slancio dell’adolescente che era, e credette che lui l'avrebbe aiutata, apprezzata, considerata, e  avrebbe conquistata la libertà che non aveva  avuto fino a quel momento. Me la immagino, quelle poche volte che aveva  il permesso, prepararsi con cura per uscire con un ragazzo che aveva scelto proprio lei. I primi tempi sembrava andare tutto bene e una delle cose che il fidanzato fece fu insegnarle a guidare senza aver paura, infatti lei guidava con molta destrezza qualunque macchina. Mi raccontava di una Zagato che andava come un fulmine e che era stata la sua prima macchina e del dolore che aveva provato quando lui l’aveva venduta, senza ascoltare il suo parere. Si fidò di lui troppo e troppo presto… e come poteva essere diversamente?... Le illusioni svanirono già durante il fidanzamento quando cominciarono i tradimenti, le violenze, i soprusi. Dopo varie lotte e tanti pianti si risolse a chiedere aiuto alla famiglia, sapeva che non erano stati mai molto teneri, ma erano pur sempre i suoi genitori….! Invece  non la capirono ancora una volta e la misero davanti alla scelta fatta: aveva voluto il fidanzato, non poteva certo tornare indietro …! Aveva creduto che almeno la madre avrebbe preso le sue difese, ma lei, che ben conosceva i maltrattamenti e che come tante donne, li considerava “normali” le disse: “E tu cosa credevi, questi sono gli uomini, cosa ti aspettavi?” Aveva circa 20 anni non era ancora sposata. Consapevole ormai di essere sola, si sposò poco tempo dopo, ma non nella sua città,  e solo con la presenza dei familiari più stretti, per desiderio del marito… ! Il giorno del matrimonio piovve in continuazione, anche se non era inverno, e sembrò come un presentimento.. .!  Dopo il matrimonio i due non andarono a vivere in una casa propria, ma dalla madre di lui, vedova da tanto, e con la sorella non sposata. Non fu facile per lei , si trovò a fare la serva in casa di altri, trattata come un’estranea,  mentre per il marito non era cambiato nulla, coccolato e servito da madre, sorella e ora anche moglie. Non aveva spazi propri, doveva condividere tutto con la suocera e la cognata, sgobbare anche per loro. Il marito non l’appoggiava nelle sue richieste, era distratto, non c’era quasi mai, lei se usciva poteva andare da sua madre…

Il primo figlio nacque mentre abitavano ancora a casa della famiglia di lui, come anche il secondo....Mi raccontava che quando nacquero i figli, il marito arrivò in ospedale dopo svariate ore dal parto... come se per lui fosse  una cosa come un'altra, ancora una volta era rimasta sola...! Non era la condizione ideale per crescere un figlio in autonomia e infatti la suocera e la cognata si sostituivano a lei... pensando che non fosse in grado di sopperire ai bisogni dei figli, la consideravano inadeguata. Lei  iniziava a sentirsi proprio così e soprattutto dopo il secondo figlio la stanchezza, la solitudine  si facevano sentire.

Dopo questi anni trascorsi a casa della suocera, cominciò a desiderare di avere una propria casa e  dopo tante insistenze e resistenze comprarono un terreno in campagna poco fuori della città e iniziarono a costruire. Lei  aveva chiesto al marito di completare per primo il loro appartamento che era il più grande ed aveva una scala indipendente, in modo da portare a termine la seconda gravidanza a casa sua....ed in seguito gli altri due più piccoli(eventualmente da fittare)…ma lui  ovviamente non l’ascoltò e furono terminati prima gli appartamentini e così trascorse vario tempo. Ogni donna ha in mente la casa ideale e lei non faceva eccezione...! . Le sarebbe piaciuto che la scala esterna fosse coperta almeno da una tettoia, che ci fosse una veranda abbastanza grande ”di servizio” ma la cosa che avrebbe desiderato di più era che  l'entrata del cancello fosse visibile dalla finestra della cucina... tipo gli appartamenti americani. Il marito non aveva accolto nessun desiderio della moglie, non aveva prestato attenzione alle richieste, così quando andò a vivere nella nuova casa non era quella dei suoi sogni.....!  Quante volte d'inverno dopo una nevicata la vedevo liberare la scala  e il terrazzo dalla neve, da sola perchè né il marito né i figli (anche quando erano cresciuti) l'aiutavano a farlo, erano stati educati  con l'idea che ”erano uomini non dovevano fare nulla”    Lui l'allontanava sempre più dai suoi genitori, e dalla sua famiglia, era prepotente, non l'ascoltava, era distratto da altro....ma le faceva pesare il fatto che lei non lavorava.. come fanno tutti i mariti o compagni violenti.. La casa era abbastanza grande ed anche il soggiorno era vivibile ma la cucina era piccolissima, a malapena ci si stava in due, non aveva una lavastoviglie,  non poteva contare su nessun aiuto, doveva sbrigarsela da sola, con grande fatica. Eppure lei pian piano stava iniziando a sentirla anche un po’ sua quella casa…e soprattutto la mattina, con il marito a lavoro e i figli a scuola, la “viveva”. Infatti dopo aver sbrigato le faccende domestiche, si godeva un pezzo di giornata come piaceva a lei, facendo quello che voleva, sapendo bene che dalle 14 in poi non ci sarebbe stato più un minuto libero....Io a quell'epoca facevo un lavoro che prevedeva dei turni e nei giorni che ero a casa lei mi chiamava dalla finestra, quando salivo la macchinetta era già sul fuoco e si sprigionava un odore di caffè... ( era un “caffettara” come me…), aveva già una sigaretta in mano, e sorseggiavamo con calma una buona tazza di caffè, alcuni giorni da sole altri in compagnia di sue amiche che a volte salivano a trovarla. Quante persone ho conosciuto attorno a quel tavolo  rotondo del soggiorno e quante ne ho rincontrate...! Ho ascoltato storie belle e brutte, di problemi, di giorni felici, di normalità.  Ma era quando  restavamo sole che mi parlava dei problemi col marito, delle violenze sia fisiche che psicologiche che subiva, della paura di fare qualunque cosa...! Molte volte scendeva a casa verso il pomeriggio e veniva a fumare una sigaretta da noi, succedeva soprattutto quando lei ed il marito avevano litigato, si capiva che aveva bisogno di un posto dove poter stare da sola e parlare senza essere giudicata …, poi il marito e\o i figli si facevano sentire perché era il momento di uscire e per lei finiva la tranquillità. Abitando a 3 km dalla città, veva chiesto al marito che una delle 2 macchine  rimanesse a lei, per qualunque evenienza, e per contro andava a prendere i figli a scuola, li accompagnava a calcio, in palestra, fin quando prima uno e poi l'altro presero la patente...ed anche la macchina non era più disponibile per lei e doveva aspettare il marito per andare a fare la spesa, qualche commissione, uscire per andare da qualche amica, non era quasi più possibile... in fondo non era necessario! A Luglio la famiglia si spostava nella piccola casa al mare che avevano,  mi raccontava che  scendeva poco in spiaggia perchè anche lì i bisogni di figli e marito erano prioritari, per non parlare di quando lui comprava chili di pesce da pulire...e cucinare.

Le ho suggerito tante volte di andare via, o almeno di andare a parlare con le operatrici dell' Associazione che in città gestiva il centro di ascolto sui problemi di violenza, ma non l’ha mai fatto... aveva paura, pensava di essere ormai troppo adulta, non avere altra possibilità che sopportare…Inoltre non aveva nessun appoggio, anche i figli le erano contro ed opponevano resistenza al fatto che lei chiedesse un aiuto, mi diceva sempre “ma dove me ne vado… io sono sola…..!”  E quando non ce la faceva proprio “Vorrei chiudere gli occhi e non sentire altro….”

Lei non aveva nessuna  voglia di lasciare quella casa per la quale faceva tanto e che aveva tanto desiderato....! Come tante donne che subiscono violenza avrebbe voluto che le cose cambiassero... e come tante donne che subiscono violenza, ma non sono più giovanissime, credeva di non avere possibilità di vivere da sola, di non avere la forza per una separazione con tutte le conseguenze...ed è rimasta a casa, subendo.... Le donne e le ragazze che subiscono violenza cosa vogliono alla fin fine.. Che i mariti o i compagni le considerino di più, che i figli non le trattino come cameriere ma come persone, ascoltino i loro desideri e diano loro considerazione ed amore...! B negli ultimi tempi cercava un po' di conforto in un gruppo di preghiera ma perdonare e accettare non è così facile e scontato come può sembrare...  Gli anni trascorsero e arrivò il momento per me di trasferirmi nella nuova casa.   Dispiacque ad entrambe di separarci, erano stati sette anni di amicizia e stima, entrambe sapevamo anche che sarebbe stato molto più difficile incontrarsi ... Io sapevo che avrebbe continuato a fare la sua vita, ma non l'avrei vista più tanto spesso. Ogni tanto incontravo i figli e chiedevo di lei mi dicevano che stava bene...  L'ho incontrata varie volte in chiesa, ma sempre velocemente... e  senza possibilità di parlare con calma. Venne a trovarmi nella nuova casa e mi disse che anche lei avrebbe iniziato i lavori a casa sua, che il marito si era deciso ad ascoltarla. In effetti i lavori sono stati fatti, ma purtroppo lei non se li è goduti... Ai funerali il marito mi disse che voleva telefonarmi... ma non l'ha fatto, chissà forse aveva deciso di andare via, non lo saprò mai.

 

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