LA DONNA CHE NON USCIVA

06.08.2014 11:46

Anni 70, un piccolo paesino del sud, di circa 2000 abitanti con una caratteristica zona antica accovacciata attorno ad una torre angioina, un castello e la chiesa madre,e una più normale e pianeggiante parte nuova con bar, negozi e macellerie che intersecava la prima in uno slargo, centro della vita politica e sociale. All’epoca per andare da una parte all’altra del paese non si usava la macchina, al più gli adulti usavano i “tre ruote” con il loro rumore assordante…mentre i ragazzi si sbizzarrivano sulle moto e i motorini.

Anche Anna abitava nel paesino e le nostre vite si sono incontrate, anche se solo per un pomeriggio, ma il suo sguardo mi è rimasto dentro, insieme alla sua storia che ho conosciuto tempo dopo.

Io ero tornata da poco a viverci stabilmente e non conoscevo molta gente, a volte uscivo con le amiche di scuola ed era capitato di andare a casa di qualcuna di loro. Mi avevano stupito non tanto le foto antiche appese al muro, che avevo visto anche a casa di mia nonna, quanto le “campane” di vetro che ricoprivano statue di santi e le foto dei parenti infilate nei vetri delle credenze…!

Abitavo allora sul corso principale, e spesso mi mettevo a sedere sulle scale esterne di pietra, e osservavo le donne che svelte andavano a fare spesa nel piccolo negozietto di fronte, una signora anziana che con i giunchi costruiva con grande perizia cesti di tutte le dimensioni, la moglie del macellaio che stendeva le pelli ad asciugare sul terrazzo di casa sua.

Una delle immagini che più ho impressa nella memoria è quella dei contadini che a sera tornavano dalla campagna sui muli, e delle donne che camminavano piano dietro insieme a qualche figlio.

Accanto a casa c’era l’unico forno del paese, dove le donne portavano a cuocere il pane che preparavano a casa, i biscotti  e a volte anche il pandispagna.

I periodi più affollati erano le feste di Natale e il mese di agosto quando tornavano al paese mariti, figli, fratelli e bisognava preparare soprattutto i biscotti tipici che i familiari avrebbero portato via alla partenza…!

Dal mio punto di osservazione vedevo le donne avvicinarsi, l’andatura barcollante serviva a mantenere in equilibrio sulla testa la tavola con le forme di pane crude o una conca di metallo contenente i biscotti da mettere nel forno, alcune si aiutavano con una mano mentre altre, bilanciando il passo, arrivavano a destinazione in maniera sicura!…

Io vi entravo spesso, perché una delle figlie del fornaio era un’amica di scuola, e osservavo le donne che, nell’attesa di ritornare a casa con il loro carico, parlavano dei loro uomini, dei problemi, ma anche spettegolavano dei segreti del paese, su questa e su quella. Penso che fosse un momento in cui si sentivano libere dai condizionamenti, dagli sguardi, può sembrare banale ma in un paesino del sud  il forno diventava un luogo di socializzazione, di libertà, certamente gli uomini lì non sarebbero entrati.

Anna però non usciva, non andava al forno, non in chiesa, non al mercato, non alla processione del patrono… sparita, inghiottita dal paese, invisibile…nessuno se ne ricordava o parlava di lei! Eppure esisteva era sposata, non aveva avuto figli, abitava di fronte alla villa comunale ed alla pompa di benzina, in una palazzina nuova(rispetto alle case vicine) con i citofoni “moderni”…. Ma il suo campanello era stato staccato dalla pulsantiera… !

 

L’ INCONTRO

Un giorno passeggiavo con un’amica di scuola quando la madre ci fermò, le disse che doveva portare il pane alla zia e le diede i soldi e la chiave d’entrata di un appartamento, sicuramente avrebbe voluto che fosse da sola … ma non ebbe il coraggio di dirmi di andarmene.

 Comprammo il pane e ci incamminammo verso la villa comunale. Arrivati alla pompa di benzina, passammo a salutare il proprietario, che vedendomi fece un cenno alla mia amica, e dopo aver saputo chi ero, come la madre non mi mandò via, e mi salutò bruscamente. Io ricordo la strana sensazione di essere di troppo ma nello stesso tempo tollerata….! La mia amica prese la chiave del portone ed entrammo, al secondo piano usò l’altra chiave per entrare in un appartamento. In un primo momento pensai che non ci fosse nessuno… altrimenti perché non bussare? Anna comparve sulla soglia, era una bella donna, vestita di scuro, con i capelli legati a crocchia. Aveva un viso pallidissimo e tristissimo ma nello stesso tempo rassegnato. Era lo sguardo che dopo anni ho incontrato negli occhi nelle donne che chiedevano aiuto ed incoraggiamento. L’amica mi presentò e la tensione sul suo viso si sciolse… Capii così che era la zia ed il proprietario della pompa di benzina il marito. Anna ci offrì una bibita e mi fece vedere la casa, una cucina, un piccolo soggiorno, la stanza da letto. Mi stupirono il bianco totale delle pareti e l’assenza assoluta di quadri o di oggetti sui mobili…!

Ancora di più faceva impressione l’assenza completa di foto sue o di altri… nemmeno quella classica del matrimonio… ! Il nulla assoluto, come se per quella donna non ci dovesse essere traccia di vita presente o passata. Io ero rimasta interdetta ed oggi avrei fatto mille domande, ma ero piccola e rimasi in silenzio, pensierosa… …! Ad un certo punto Anna aprì la portafinestra della cucina e vidi un rigoglio di piante, fiori, quasi come entrare un giardino, ci fece vedere come era cresciuta l’azalea, o come si era ripresa la pianta della rosa….Io rimasi stupefatta di tanta bellezza e bravura nel coltivare quella che era una mini serra, seppur su un balcone.

Era questa la ragione di vita di Anna nei lunghi giorni solitari…. si dedicava alle piante con  l’amore e la dedizione che era costretta a soffocare dentro di sè. Quante volte avrà sognato un figlio….! Quante volte avrà fantasticato di uscire la sera della festa del patrono, passeggiare sul corso tutto illuminato, prendere un gelato, parlare con la gente, normalmente, liberamente…ma tutto quello che poteva fare era affacciarsi dietro i vetri o sentire la banda dalla finestra…! Era praticamente segregata in casa ma cosa poteva fare? Implorare il marito di uscire almeno con lui…credo che i primi tempi l’avrà anche fatto ma senza risultati. Avrebbe potuto chiedere a qualcuno di aiutarla ad uscire…  Ma chi si sarebbe messo in questa situazione…certamente non i parenti…figuriamoci un’estranea! Quante volte soprattutto quando era più giovane avrà pensato di scappare… in qualche maniera… ma poi…dove andava?  a cinquanta metri c’era la pompa di benzina e il marito….! Chi le avrà fatto mai un complimento, chi l’avrà fatta sentire importante… non sicuramente il marito … non le amiche d’infanzia, non i paesani, che l’avevano abbandonata  al suo destino.

Forse pensavano di lei che non volesse uscire per capriccio condurre una vita tranquilla, è più facile non interrogarsi che sentirsi responsabile della violenza subita da altre.

Circondata dall’indifferenza di tutto il paese, aveva messo a tacere il cuore e la rassegnazione era visibile negli occhi tristissimi, nel modo di camminare, ormai lento e non per l’età.

E la grande crudeltà: il terrazzo era esposto in maniera da non essere visto dalla strada ma si affacciava sulla campagna e quindi nessuno avrebbe mai ammirato di passaggio le meraviglie che Anna creava e faceva vivere e avrebbe potuto parlare con lei nemmeno del colore di una rosa, anche il suo orgoglio come lei dovevano rimanere nascoste.

 

 

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